Gli hacker contro Bitcoin 1

Gli hacker contro Bitcoin

Pochi giorni fa un gruppo di hacker ha attaccato Mt. Gox, il principale sito della moneta. Ci sono diversi precedenti. Ecco quali
 
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Attacchi a conti online e carte di credito sono all’ordine del giorno, e possiamo dire che si tratta dell’equivalente digitale delle rapine. Una tecnica fraudolenta storica che ha avuto poco successo nel dominio dei bit è invece quella della falsificazione di denaro. Almeno fino a oggi. Ma andiamo con ordine. C’è questa moneta virtuale, che si chiama Bitcoin, e si sta diffondendo come la valuta ufficiale del web. Il suo funzionamento è semplice: si acquistano e vendono beni e servizi esclusivamente via web, sfruttando appunto i Bitcoin, che si convertono in denaro vero (e viceversa) in appositi siti di scambio. Come ogni moneta che si rispetti, il Bitcoin è soggetto a fluttuazioni di valore. In base a quest’ultimo principio, qualche giorno fa, degli hacker hanno messo KO il principale sito di scambio Bitcoin, vale a dire Mt. Gox. No, niente furto di moneta virtuale: si trattava di un tradizionale attacco teso a bloccare il sito.
 
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I gestori del medesimo, hanno spiegato che lo scopo degli hacker era gettare nel panico gli utenti e potarli alla svendita della moneta virtuale. A questo punto, gli hacker avrebbero potuto scambiarla a un prezzo irrisorio e rivenderla non appena il valore fosse tornato a salire. Diciamo che l’operazione è andata a buon fine, se è vero che le azioni di Bitcoin sono precipitate da 147 a 115 dollari. Sempre a detta degli esperti di Mt. Gox, basta ripetere il giochino per due o tre volte, per ottenere profitti notevoli.

Bitcoin, va detto, non è nuovo agli interessi da parte degli hacker. Nel 2011, per esempio, ci fu un accesso non autorizzato all’account di un utente, che mise in discussione il sistema di sicurezza della moneta virtuale. E anche quello dei servizi di portafoglio virtuale, che custodiscono i Bitcoin degli utenti, non gode di grande salute. Qualche giorno fa, Instawallet ha dovuto sospendere in via indefinita il servizio, perché compromesso da un attacco hacker.

 
Perché tutto questo sordido interesse nei confronti di Bitcoin? Perché non concentrarsi su moneta reale? Essenzialmente, perché il denaro liquido si gestisce molto più facilmente. Innanzitutto è anonimo, e poi, al momento, taglia fuori il circuito bancario mondiale, facendo storia a sé. Il che equivale a minori controlli e la possibilità di usare e rivendere il denaro nel mercato nero. Armi, droga e sostanze illegali in genere sono i pezzi forti dello shopping con Bitcoin. A rincarare la dose, arriva la notizia che alcuni hacker sarebbero in grado, ora, di coniare questa moneta. Come? In buona sostanza, i Bitcoin sono codici generati da un algoritmo. Quindi, comprendendo il funzionamento di quest’ultimo, è possibile coniare nuove monete virtuali. Ora, per farlo, servono dei mezzi molto potenti, vale a dire file di server dediti al mining delle monete. Si parla, per intenderci, di sistemi che solo di consumi elettrici costano circa 160mila dollari al giorno. Gli hacker, tuttavia, sono furbi, e fanno fare il lavoro sporco agli altri. Creano reti di computer-zombie, vale a dire computer di utenti ignari che passano sotto il loro controllo, e ne sfruttano la potenza per i loro scopi. Nella fattispecie, generare Bitcoin. L’idea di una digital currency è entusiasmante e sicuramente è una prospettiva interessante, specie per il taglio del classico circuito bancario, resta il fatto che, proprio per le sua potenzialità, merita qualche attenzione più sul versante della sicurezza.
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