Si vive ormai in una società dinamica, in perenne cambiamento. E muta tutto: dalle cose più semplici, come le abitudini, a quelle più complesse. Cambiano i modi di vestirsi e truccarsi, di approcciarsi agli altri. Di spendere e acculturarsi, di intrattenersi e divertirsi. Ciò che invece sembra sempre uguale a se stesso è internet: aggiornato sì ma all’apparenza sempre uguale. Sarà vero? Non sempre.
Con i cambiamenti che coinvolgono tutti, cambia anche internet. E si adegua, subendo il fascino delle nuove tecnologie, sfruttandole fino ai limiti del possibile. Il risultato poi è uguale: offrire a milioni di utenti le stesse possibilità. Di cambiamenti ne hanno vissuti anche i motori di ricerca: da Archie ed AltaVista si è giunti alla rivoluzione di Google, che dal 1998 ha il monopolio tra i motori di ricerca grazie all’algoritmo di ranking PageRank, che ordinava i risultati di ricerca in base a pertinenza ed autorità.
Una rivoluzione che non è bastata e così, sembrerà strano, anche Google sta cambiando: i motori di ricerca hanno sempre avuto il limite nella non comprensione a pieno del linguaggio naturale. Ed è qui che sono entrate in campo l’Intelligenza Artificiale ed il Machine Learning, accompagnato dal deep learning.
In particolare, il machine learning permette l’apprensione di dati estraendo modelli e relazioni nascoste, migliorando notevolmente i risultati che Google è in grado di offrire. A questo proposito già nel 2013 Google ha introdotto un aggiornamento fondamentale per il suo algoritmo di ricerca: Hummingbird il nome, che ha reso migliore la comprensione del linguaggio naturale, introducendo la ricerca semantica che comprende meglio il contesto delle parole-chiave. Ciò ha permesso a Google di fornire risultati più pertinenti con una adattabilità senza precedenti ai rapidi cambiamenti che sul web si sono svolti nell’ultimo decennio.
La prossima rivoluzione, annunciata per fine 2022, è imminente: Google ha dato l’ok all’eliminazione dei cookie di terze parti, aprendo ad una nuova svolta nella fruizione di contenuti sul web. Continueranno a funzionare i cookie di prima parte, con il tracciamento del consenso e dei dati che sarà sempre garantito.
La decisione è dovuta ad un chiaro intento del motore di ricerca di mantenere alti i suoi standard di qualità ma va anche in un’altra direzione: aumentare i pur già alti standard di privacy e trasparenza per il tracciamento degli utenti. Per tutelarne contestualmente la privacy ma anche per evitare nuovi ostacoli che potrebbero sorgere dalle indagini antitrust varate in alcuni contesti, come nel caso della Commissione Europea.
Piccole novità, affiancate ad altre ben più notevoli, che dal 1998 fanno di Google un punto di riferimento per cinque miliardi di abitanti del web.

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