La ricerca Retail Transformation 2.0, realizzata da Digital Transformation Institute e CFMT, mette in evidenza come gli italiani ritengano il digitale un alleato per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità dettati da Agenda 2030
L’82% degli italiani vede nel digitale un alleato importante per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Ad esserne convinte soprattutto le persone con competenze digitali buone e avanzate, grado di istruzione medio alto e redditi alti. Tra i più scettici, che vedono impatti della tecnologia più negativi che positivi (16%), ci sono le persone con competenze digitali limitate e quelle a basso reddito.
La ricerca Retail Transformation 2.0, che ha introdotto quest’anno il concetto di innovazione
digitale per la sostenibilità tra i temi da monitorare, mostra quanto la tecnologia ispiri fiducia e sensazioni positive anche nel momento in cui si parla di possibile ruolo del digitale nel migliorare il modo di vivere. Una conferma, rispetto alla ricerca del 2018, circa la fiducia nel progresso tecnologico e nell’innovazione, che passa quest’anno dal 68 al 90%.
“Quando si riflette sul ruolo delle tecnologie per lo sviluppo della società, il problema – commenta il presidente del Digital Transformation Institute, Stefano Epifani – è che spesso sbagliamo le domande. Ci domandiamo se la trasformazione digitale faccia bene o male, se l’intelligenza artificiale crei o distrugga posti di lavoro, se i social network sviluppino le relazioni o creino nuove solitudini. Tutte domande lecite, certo. Ma sbagliate, se vogliamo fare della trasformazione digitale uno strumento di sostenibilità. Dobbiamo invece focalizzare la nostra attenzione nel chiederci come le tecnologie ed il digitale possano essere funzionali allo sviluppo sostenibile. Solo così eviteremo quel tunnel cognitivo che sposta la nostra attenzione dal come al se. Per tornare dal se al come è essenziale comprendere quale sia la percezione delle persone su questi temi, e sviluppare una grande azione di sensibilizzazione, a tutti i livelli della società e delle istituzioni”.
A riconfermare la correlazione che, di frequente, si fa tra il termine sostenibilità e ambiente,
quest’ultima è la parola più usata dagli intervistati per definire innovazione sostenibile. Oltre ad ambiente sono stati associati i termini sviluppo, risorse, salvaguardia e progresso. Tra le definizioni di innovazione sostenibile, da segnalare quella che la descrive come “il progresso che, pur senza rinunciare al profitto, tiene conto dell’ambiente e delle persone”.
Anche nel caso di “innovazione sostenibile”, ad avere confidenza con il termine sono le persone più istruite, con elevata autostima digitale e competenze digitali medio-alte.
“E’ importante – commenta Giorgio Rapari, vicepresidente di CFMT – dare un obiettivo chiaro
alle tecnologie, che sono da sempre strumento di sviluppo. Sviluppo che oggi più che mai deve
essere sostenibile, e per questo è fondamentale costruire consapevolezza nelle persone, nelle
istituzioni e nella aziende intorno al tema della sostenibilità digitale”.
Il manifesto per la sostenibilità digitale
A delineare una visione del ruolo delle tecnologie e delle responsabilità collettive rispetto allo
sviluppo di un futuro sostenibile i dieci punti sintetizzati nel Manifesto elaborato dal Digital
Transformation Institute sulla sostenibilità digitale. Una sostenibilità economica, sociale ed ambientale che, come richiamato al punto 8, non può che essere quella i cui obiettivi, definiti dalle Nazioni Unite e consolidati in Agenda 2030, devono essere “un faro nelle scelte che determineranno lo sviluppo delle tecnologie quali strumenti per costruire un futuro sostenibile”.
Diversi gli spunti di riflessione presenti, che abbandonano l’approccio del domandarsi quanto la tecnologia possa fare bene o male per costruirne uno nuovo che vede le persone impegnate “nel comprendere come la tecnologia sia funzionale ad esse, e non il contrario” e come la società possa orientare gli sviluppi dell’innovazione digitale “perché producano, strumentalmente, impatti positivi”.
A discutere di sostenibilità digitale e accessibilità i diversi esperti intervenuti giovedì 12
dicembre presso la Camera dei Deputati a Roma, per l’ottava edizione di Tecnologia solidale. Il convegno, organizzato dal Deputato Antonio Palmieri, è diventato nel tempo un importante punto di riferimento per la comunità che si interroga sul come coniugare tecnologia e solidarietà. Da quasi un decennio, infatti, rappresenta un momento di incontro tra istituzioni, esperti, politica e società civile, nel quale riflettere sullo stato dell’arte della tecnologia solidale.
L’evento è stato occasione per presentare il Manifesto della sostenibilità digitale in una tavola
rotonda moderata da Martina Pennisi del Corriere della Sera, nella quale sono intervenuti Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute e direttore di Tech Economy 2030; Mario Calderini, docente di innovazione sociale, Politecnico di Milano; Bruno Calchera, editore e direttore CSRoggi; Massimo Chiriatti, Ibm Italia, autore di “Humanless, l’algoritmo egoista”.
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